mercredi 26 octobre 2011

Il catalano : una lingua con una storia, una lingua di cultura

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Il catalano :
una lingua con una storia, una lingua di cultura

Òscar Banegas Garrido

Professore a contratto di lingua catalana
Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
Università di Bologna




Origine, territorio e popolazione

Il catalano è una lingua romanza -cioè, una lingua che deriva dal latino, come il francese, il castigliano (lo spagnolo), l'italiano e il portoghese- formatasi tra i secoli VIII e X nei territori dell'Impero carolingio che formavano i comtats della Marca Ispanica. Nei secoli XII e XIII si diffuse verso il sud e l'est con le conquiste territoriali della corona catalano-aragonese e le frontiere linguistiche si stabilirono alla fine del regno di Giacomo I (1208-1276).
Il dominio linguistico della lingua catalana comprende uno spazio di circa 70.000 km2 in cui risiedono più di tredici milioni di persone. Attualmente è diviso in sette territori distribuiti in quattro stati. Il catalano è la lingua di una vasta zona dell'est della Spagna (Catalogna, Isole Baleari, la maggior parte della Comunità Valenciana e una piccola parte dell'Aragona, la cosiddetta Franja de Ponent), del Principato di Andorra, di cui è l'unica lingua ufficiale, e della città italiana di Alghero, in Sardegna. Il numero di coloro che parlano catalano supera i nove milioni di persone.



Una voce propria e millenaria

I primi testi scritti conosciuti in catalano sono frammenti del Forum Iudicum (libro di leggi visigote del secolo VII) e di Les Homilies d'Organyà, libro di sermoni della fine del secolo XII. Il catalano ha avuto una notevole espansione come lingua letteraria e amministrativa nel periodo che va dal secolo XIII al XVI. Tra le opere letterarie di importanza universale di quell'epoca ci sono quelle di Ramon Llull, il monumentale compendio storiografico formato dalle cronache di Giacomo I, Bernat Desclot, Ramon Muntaner e Pietro III e gli scritti di Francesc Eiximenis, Anselm Turmeda, Bernat Metge, Ausiàs March o il Tirant lo Blanch, considerato il primo romanzo moderno della letteratura occidentale.
Nonostante la lingua catalana abbia avuto un accesso precoce alla stampa, il castigliano cominciò a penetrare, sempre più insistentemente, nella vita culturale catalana durante il Rinascimento e il Barocco divenendo la lingua della letteratura colta. Il catalano, però, si mantenne come lingua della legislazione, dell'amministrazione e, soprattutto, come unica lingua della vita quotidiana.
Nel 1659, la Catalogna del Nord venne annessa alla Francia tramite il Trattato dei Pirenei e le nuove autorità vi iniziarono un forte processo di francesizzazione. Nel resto dei territori catalani, tranne Andorra, la creazione dello Stato spagnolo assolutista comportò l’imposizione del castigliano come lingua colta e come lingua ufficiale. Dopo la Guerra di Successione alla corona di Spagna (1704-1714) i territori in cui si parlava catalano perdettero le proprie istituzioni di governo e il catalano fu abolito come lingua dell'amministrazione, del diritto, dell'istruzione e della documentazione notarile e commerciale. Da allora la lingua catalana ha sofferto successive limitazioni e proibizioni a seguito di scelte e ragioni politiche.
In concomitanza con i movimenti del Romanticismo e del nazionalismo che attraversarono tutta l'Europa, la lingua catalana visse una ricca Renaixença letteraria che fortificò l'identità del popolo catalano. Allo stesso tempo si svilupparono studi sulla lingua catalana e si elaborarono dizionari e grammatiche che furono il precedente immediato della regola moderna, iniziata, nei primi anni del secolo XX, da Pompeu Fabra. Quindi, il catalano standard che conosciamo oggi cominciò a configurarsi alla fine del secolo XIX e venne definitivamente normato nelle prime decadi del secolo XX con la codificazione dell'ortografia (1913 e 1917) e la pubblicazione della grammatica (1918) e del dizionario (1932) normativi.
La Costituzione repubblicana del 1931 e lo Statuto di Autonomia del 1932 permisero di restaurare il governo di Catalogna (la Generalitat) e di dichiarare il catalano lingua co-ufficiale. Ma la Guerra Civile spagnola (1936-1939) interruppe i processi autonomisti delle Isole Baleari e delle terre valenciane. Dopo la guerra, la dittatura di Franco (1939-1975) perseguì il catalano in modo intenso e sistematico con la proibizione assoluta dell'uso nell'amministrazione, nell'istruzione, nei mass media, nelle associazioni, nell'edizione di libri, quotidiani o riviste, nell'invio di telegrammi, così come nelle trasmissioni di radio e televisione, nei cinema, nella documentazione amministrativa, notarile, giudiziaria o mercantile, nella segnaletica stradale e commerciale, nella pubblicità, eccetera. Queste limitazioni furono ferree fino agli anni ‘60. Durante questo periodo, molti scrittori e molte scrittrici formatisi in epoca precedente, alcuni perfino in esilio, come ad esempio Josep Carner, Carles Riba, Josep Maria de Sagarra, Josep Vicenç Foix, Salvador Espriu, Mercè Rodoreda, Pere Calders, Joan Fuster, Vicent Andrés Estellés o Llorenç Villalonga, scrissero opere di grande importanza.


Malgrado tutto, il catalano si mantenne come lingua di trasmissione familiare in tutti i territori di lingua catalana fino a che, con il recupero delle libertà democratiche, se ne normalizzò l'uso nelle scuole, nei mass media e nei settori economici e culturali.
La Costituzione spagnola del 1978 riconosce la pluralità linguistica dello Stato spagnolo e stabilisce che le lingue diverse dal castigliano possono essere ufficiali in conformità con gli statuti di autonomia. Infatti, ogni lingua differisce dalle altre a seconda del riconoscimento che essa possiede in ogni regione e delle dinamiche sociali. Ma una cosa è chiara: in Catalogna, nella Comunità Valenciana (dove la lingua prende il nome di valencià) e nelle Isole Baleari, il catalano è stato dichiarato come lingua propria del territorio, cioè è la lingua ufficiale allo stesso livello del castigliano.



Il catalano in Europa

Il catalano, nonostante abbia tante caratteristiche delle lingue cosiddette minoritarie, non può essere considerato tale, sussistendo specularmente anche molti motivi per i quali debba essere inserita tra le lingue europee di demografia media. Le ragioni sono le seguenti:

a) dal punto di vista demografico, il numero di persone che lo parlano è superiore a quello dei parlanti di finlandese, maltese, bulgaro, estone, lettone, lituano e danese, e più o meno uguale a quello dei parlanti di svedese, greco e portoghese.

b) Dal punto di vista socio-linguistico, non è mai stato abbandonato da coloro che lo parlavano e viene oggi regolarmente trasmesso per via intergenerazionale.

c) Ha statuto giuridico, cioè è lingua ufficiale in un paese (Principato di Andorra) e, insieme al castigliano, in tre comunità autonome spagnole; ciò comporta l'uso del catalano nell'amministrazione pubblica, l'insegnamento obbligatorio della lingua nel sistema educativo -a livello scolastico- e il suo uso sempre più crescente nelle università.

d) Per la presenza nei mass media da venticinque anni, nonostante non esista ancora uno spazio audiovisivo unico per tutta la comunità di lingua catalana e ogni regione abbia i propri canali televisivi (TV3 in Catalogna; Canal 9 e Punt 2 nella Comunità Valenciana e IB3 nelle Isole Baleari, ecc.) e radiofonici, così come le proprie testate giornalistiche.

e) Per quanto riguarda la tradizione letteraria, si hanno opere scritte, in modo ininterrotto, dal secolo XII e attualmente ci sono più di milleduecento scrittori e scrittrici viventi. Ogni anno vengono pubblicati circa diecimila volumi in catalano, che rappresentano il 12,1% del totale di quelli pubblicati in Spagna (dati del 2006).

f) È una lingua pienamente codificata e normata (ci sono l'Institut d'Estudis Catalans e l'Acadèmia Valenciana de la Llengua) e con uno standard approvato dal punto di vista accademico, e gli studi di grammatica, lessicografia, etimologia, dialettologia, terminologia, storia della lingua e onomastica sono paragonabili a quelli delle grandi lingue neolatine.

g) Infine, la lingua catalana ha una forte presenza nel mondo delle tecnologie, dell'innovazione e della comunicazione. In base ai dati dell'anno 2005, il catalano è la ventiseiesima lingua di Internet, con 7.140.000 siti, e la diciannovesima per numero di siti web rispetto al numero dei parlanti, superando così il castigliano (ventiquattresima posizione), il portoghese (trentunesima) e il cinese (trentatreesima). L'uso globale della lingua supera il 50% nei siti web di tipo commerciale in Catalogna, con grande differenze a seconda dei settori. Come fatto straordinario, conviene sottolineare che la Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) ha approvato il 16 settembre 2005 la creazione del dominio

*.cat, il primo del mondo basato su una definizione rigorosamente culturale e linguistica.



Il catalano in Italia e a Bologna

Se la lingua catalana viene insegnata in centoventitré università straniere nel mondo attraverso l'Institut Ramon Llull, l'Italia non poteva essere esclusa dall'elenco (infatti, le città italiane dove la si può studiare sono Torino, Pavia, Milano, Trento, Venezia, Verona, Roma, Napoli, Messina, Sassari e Cagliari) e, in particolare, non poteva esserne priva l'Alma Mater Studiorum, l'Università di Bologna, ormai millenaria.
È dal 1997, anno della creazione della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, che il catalano viene offerto come insegnamento, e rappresenta oggi, dopo la riforma del 3 + 2, una delle numerose lingue e letterature che si possono studiare nel corso di laurea triennale. Non è una lingua molto richiesta, come il castigliano (lo spagnolo) o l'inglese, ma anno dopo anno ci sono studenti e studentesse interessati al suo studio.
Una bella lingua romanza, molto simile all'italiano, con una letteratura ricca, appassionante e divertente e, in definitiva, il manifesto di una cultura aperta e sorprendente al massimo li attendono.
Loro, ma anche tutti voi, perché chiunque che abbia voglia di studiarlo può mettersi in contatto con il professore via posta elettronica (oscar.banegasgarrido@unibo.it), per telefono (051/2097147) o venendo di persona presso lo studio 75 (2º piano, scala D) del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne in via Cartoleria, 5. Noi di madrelingua catalana vogliamo condividere con voi, italiani o non, la nostra ricchezza linguistica, letteraria e culturale. Vi va?



Certificati di lingua catalana

Ogni anno molte persone conseguono un certificato ufficiale di conoscenza della lingua, internazionalmente riconosciuto e corrispondente al livello che hanno raggiunto in catalano come lingua straniera. L'Institut Ramon Llull (www.llull.cat) organizza e gestisce le prove per il conseguimento dei certificati di conoscenza della lingua catalana all'estero e rilascia i certificati al di fuori degli studi universitari in Spagna. Questi certificati di conoscenza del catalano rispondono ai parametri stabiliti dal Quadro comune europeo di riferimento per le lingue e prevedono cinque livelli progressivi di conoscenza in base a una scala stabilita dall'Associazione Europea di Esperti di Testing Linguistico (ALTE), utilizzata dalla maggior parte delle lingue europee.
L'Università di Bologna è una delle sedi dove si possono sostenere questi esami. Per presentarsi alle prove non è richiesto alcun requisito accademico. Per ulteriori informazioni sul calendario delle prove d'esame (di solito a maggio), il sistema di iscrizione, l'importo delle tasse, il sistema di pubblicazione dei risultati o il modello di esame, bisogna rivolgersi al professore di lingua e letteratura catalane presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne, ai recapiti indicati sopra.


Associazione Italiana di Studi Catalani (AISC)

L'AISC (www.aisc.cat) è stata costituita nel 1978 dopo un incontro preparatorio tenutosi l'anno precedente. Alcuni professori universitari di filologia, linguistica, letteratura, storia, storia dell'arte, architettura, eccetera, che già da tempo si dedicavano agli studi catalani, pensarono di approfittare della svolta politica che si stava attuando in Spagna dopo il 1975 per recuperare il ruolo che oggettivamente toccava alla cultura catalana nel curriculum di studi e interessi accademici. Tutte le vicissitudini e le avversità attraverso le quali era passata la cultura catalana nel secolo scorso non avevano fatto che accrescere l'interesse degli studiosi dappertutto, anche in Italia. In questo contesto nasce l'AISC, che ha stimolato un'abbondante bibliografia scientifica sugli studi catalani.


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