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Tirreno
*+*+*
sta, qui, tra le colline
il mare
come una carezza
nel palmo della mano:
intatto,
non in vista
*+*+*
maestrale
è nell’urlo del bucato
che s’avvera il colore del vento,
si lascia studiare,
nella durata di una raffica che mette
orizzontali federe e lenzuoli:
lì, vicino al bianco, s’incrosta
d’azzurro il cielo, dà scintille
chiare e scalda di tiepidezze
lo specchio;
noi non sappiamo, ma l’uno corre
all’altro;
il vento che specchia le tentazioni del bianco
e lo specchio, carico di fiati e correnti,
fino a tremare,
fino alla lussuria;
così urla il bucato
e da tenere lontananze
s’arruffa d’aria il maestrale
*+*+*
vedi il Tirreno
che spande luce azzurra di cime
chiuse tra nuvole rade
e bastimenti in silenzio
come alberi che tengano
i confini del mondo
la piega della spiaggia
la spiga del sole
e la scia
oggi non sono più io
a guardare
ma lo sguardo in me
del mare
*+*+*
Forse, più di ogni altra cosa, questo è il mare dell’astrazione:
un arco teso di sabbie, un unico dolce incaglio.
Da qui si parte per non essere.
Da terra, dal bosco, dal fiume, dai monti fino al labbro del Tirreno.
Racconti di viaggio nella pancia della balena.
Per giungere, diversi, da dove si voleva partire.
Queste sponde ti guardano, lasciati sospendere accanto, voltare
verso l’orizzonte, dentro dove il mare è più mare e il cuore corre
al suo destino d’annegato.
Lo sanno i bagnanti che vi intravedono soltanto un luccichio,
assenti al proprio sguardo e già spuma.
*+*+*
ma l’onda non muore mai,
resta del mare, non si spegne
sulla riva e come un brivido
ritorna a sé, s’inabissa
così la duna, gemma di segreti
e movenze silenziose:
dello spirito divino la poesia
è riduzione
e così di questa
la preghiera
Tirreno
*+*+*
sta, qui, tra le colline
il mare
come una carezza
nel palmo della mano:
intatto,
non in vista
*+*+*
maestrale
è nell’urlo del bucato
che s’avvera il colore del vento,
si lascia studiare,
nella durata di una raffica che mette
orizzontali federe e lenzuoli:
lì, vicino al bianco, s’incrosta
d’azzurro il cielo, dà scintille
chiare e scalda di tiepidezze
lo specchio;
noi non sappiamo, ma l’uno corre
all’altro;
il vento che specchia le tentazioni del bianco
e lo specchio, carico di fiati e correnti,
fino a tremare,
fino alla lussuria;
così urla il bucato
e da tenere lontananze
s’arruffa d’aria il maestrale
*+*+*
vedi il Tirreno
che spande luce azzurra di cime
chiuse tra nuvole rade
e bastimenti in silenzio
come alberi che tengano
i confini del mondo
la piega della spiaggia
la spiga del sole
e la scia
oggi non sono più io
a guardare
ma lo sguardo in me
del mare
*+*+*
Forse, più di ogni altra cosa, questo è il mare dell’astrazione:
un arco teso di sabbie, un unico dolce incaglio.
Da qui si parte per non essere.
Da terra, dal bosco, dal fiume, dai monti fino al labbro del Tirreno.
Racconti di viaggio nella pancia della balena.
Per giungere, diversi, da dove si voleva partire.
Queste sponde ti guardano, lasciati sospendere accanto, voltare
verso l’orizzonte, dentro dove il mare è più mare e il cuore corre
al suo destino d’annegato.
Lo sanno i bagnanti che vi intravedono soltanto un luccichio,
assenti al proprio sguardo e già spuma.
*+*+*
ma l’onda non muore mai,
resta del mare, non si spegne
sulla riva e come un brivido
ritorna a sé, s’inabissa
così la duna, gemma di segreti
e movenze silenziose:
dello spirito divino la poesia
è riduzione
e così di questa
la preghiera
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