vendredi 6 mai 2011

Nicola Dal Falco : 2 testi - prosa & poesia

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ferrovia



va travasando immagini,
la ferrovia, dal paese all’occhio,
luoghi che, per questo andare
dentro la cornice di un vetro,
sono memorie, epiteti di cose
in vita,
come quel fico che abita
il casello,
lo copre e abbraccia
dall’interno, dall’unico scoperchiato vano,
ancor più grande, nudo
e grigio.




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18 aprile 2011



Chiarone


Compare un paesaggio disposto su linee parallele: gli ocra bruciati, i verdi tenerissimi, quasi lilla e quelli argentei delle siepi che lasciano intravedere il baffo ventoso del Tirreno; un fiorire orizzontale, a strati, perpendicolare a cosa? a chi?
Né le nuvole, né il gregge, ma un uccello immobile è lume, foglia d’oro, eidos.
Lentamente, per via taumaturgica, troviamo posto anche noi, scivoliamo nel quadro con la luce del tardo mattino.
Non so se questo avvenga da un punto preciso, da un gorgo centrale, dalla ripa magnetica, mascherata ai piedi del pioppo nero, carico di rami spezzati o piuttosto ripetendo la traversata lungo le linee dell’ordito, scorrendo con lo sguardo da sinistra a destra e da destra a sinistra.
Ma è proprio in questo deambulare di margine in margine, in questo zigzagare, avvicinandosi inavvertitamente e fatalmente alla linea dell’orizzonte, che si raggruma tutto il fervore della visione; seguendo il movimento della spola e del pennello, allacciati all’immaginaria spirale che trasporta in su e in giù la luce del tardo mattino.
Così da versare (obliare) il fremito d’ore che come patina veste un tratto di costa e campagna, di levigata pittura, immemorabile, perché intrisa di chissà quanti sguardi.


Quali significati, allora, potrebbe mai svelarci il termine “astratto” se non una più appropriata trasmigrazione e sintesi nel suo opposto fino a preferire l’elegante facezia della parola “presenza” che dà corpo al ronzare del tempo?
Oltre, ubiqua e perfetta, regna l’assenza.




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