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Pantano
Da tre giorni divido l'acqua, scurendo le buche screpolate degli ulivi.
Siamo anche noi a Pantano (dieci chilometri in linea d'aria) sotto la protezione di Apollo, sotto l'immenso architrave del tempio.
Da Città della Pieve, il monte Cetona si guarda come un calendario.
È un monte dai fianchi larghi, che sale lentamente, senza impennate su entrambi i lati; disegnato come un arcobaleno, un seno in mezzo al mare, una arco teso. Quando al tramonto il sole gli scivola dietro trasformandolo in una montagna di lava nera, aspetti di scorgere sul crinale tre profili aguzzi che vanno su per la via più breve, sempre in linea retta.
Tre etruschi avvolti in un corto mantello, a gambe nude, con la testa protetta da un cappello a punta e il bastone in mano.
I lacci dei sandali sono d'argento e le suole d'oro non lasciano impronte.
Immobili e in silenzio, i contadini li guardano passare.
Maestri di verità, di morte e resurrezione, l'orecchio alla terra, al rumore del mondo e l'occhio al cielo, specchio del tempo.
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Siamo anche noi a Pantano (dieci chilometri in linea d'aria) sotto la protezione di Apollo, sotto l'immenso architrave del tempio.
Da Città della Pieve, il monte Cetona si guarda come un calendario.
È un monte dai fianchi larghi, che sale lentamente, senza impennate su entrambi i lati; disegnato come un arcobaleno, un seno in mezzo al mare, una arco teso. Quando al tramonto il sole gli scivola dietro trasformandolo in una montagna di lava nera, aspetti di scorgere sul crinale tre profili aguzzi che vanno su per la via più breve, sempre in linea retta.
Tre etruschi avvolti in un corto mantello, a gambe nude, con la testa protetta da un cappello a punta e il bastone in mano.
I lacci dei sandali sono d'argento e le suole d'oro non lasciano impronte.
Immobili e in silenzio, i contadini li guardano passare.
Maestri di verità, di morte e resurrezione, l'orecchio alla terra, al rumore del mondo e l'occhio al cielo, specchio del tempo.
NdF - XI - 2010
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