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Laure Della-Flora |
2012 - Sète
***
Dedica
La fronte : abbondante.
Gli occhi: selvatici, ci vedo un volo di calabroni.
Le gambe sono due strade a mezzogiorno, piene di silenzio, lisce, infinite e quelle cicatrici nette, incise come frasi, frasi intere nelle carne.
Indovino dei capezzoli scuri, leganti come mandorle, dolci e convinti.
I polsi sono i polsi, le caviglie, le caviglie, fonte di devozione, spettacolo continuo.
Chi non le ha belle dovrebbe eliminarle, visto che non potrà mai nasconderle del tutto.
Il collo è come l'elsa di una spada, mai uomo o paladino vi fece più affidamento.
Misurarlo con le dita, sentirlo pulsare sotto i polpastrelli dà infinita sicurezza.
Per il palmo della mano mi mancano elementi.
Ho invece l'impressione che l'addome sfidi in dolcezza il cuore delle allodole.
*+*+*
al
tuo seno
navigo
senza incertezze
e
senza rotta
coperto di sale
d'asprezza
e gioia
svuotando
di parole oscene
la tua bocca
governando
con
un solo remo
tuo seno
navigo
senza incertezze
e
senza rotta
coperto di sale
d'asprezza
e gioia
svuotando
di parole oscene
la tua bocca
governando
con
un solo remo
*+*+*
La lista
Sospeso il discorso e l'ascensore,
ci hai invitato ad una cena senza sedie.
Mappa, dispensa, lista della spesa?
Forse, un pitagorico banchetto con gli sguardi
o parole di polpa e buccia sotto la doccia?
Sospeso il discorso e l'ascensore,
ci hai invitato ad una cena senza sedie.
Mappa, dispensa, lista della spesa?
Forse, un pitagorico banchetto con gli sguardi
o parole di polpa e buccia sotto la doccia?
*+*+*
Che tu sia come la volpe innamorata
Solerte lungo il sentiero
A rapidi e candidi passi
In punta d’orecchie
Tiepida gola
E ripida stella
Né ombra ti tenga
Ma un docile raggio
Rasenti la coda
E il brivido d’anche
Solerte lungo il sentiero
A rapidi e candidi passi
In punta d’orecchie
Tiepida gola
E ripida stella
Né ombra ti tenga
Ma un docile raggio
Rasenti la coda
E il brivido d’anche
*+*+*
baciassi con un soffio di labbra l’orecchio,
chiudessi piano una carezza sulla bocca,
cercassi l’interno del braccio fino alla piega del polso,
sotto lo Sciliar che sprigiona quel lucore di monte,
di notte serena che lenta trasmigra e struscia di picco
in picco, volando sul viso che ti attende da ieri
Autunno 2012
***
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