La signora dagli occhi verdi
attraversò la piazza di marzo che
aveva l’aria e la luce del primo
mese dell’anno antico;
l’attraversò, girando una sola volta
lo sguardo verso la fontana, rimasta
all’asciutto: portava con sé un
mazzo di calle e quelle melette
color rubino che rotolano negli orti
senza recinti.
piazza Farnese
0+0+0
Mangiare
mangiare, divorando il cibo a pezzi,
stringendo forte il pane con la sinistra
come se il tavolo fosse un'apparizione,
i pensieri che genera una selva di lupi,
un fiume ghiacciato di spettri
e sola contasse la pace del cucchiaio,
buona e breve immersione nella vita
che s'appanna, dentro un occhio di pietà,
regale d'unto e oro
mangiare, divorando il cibo a pezzi,
stringendo forte il pane con la sinistra
come se il tavolo fosse un'apparizione,
i pensieri che genera una selva di lupi,
un fiume ghiacciato di spettri
e sola contasse la pace del cucchiaio,
buona e breve immersione nella vita
che s'appanna, dentro un occhio di pietà,
regale d'unto e oro
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Ascolto Bellini mentre sulla terrazza una brezza che scende dal Grömm rovista nel glicine come se smuovesse carte e vecchi giornali.
È ancora Norma, in una foresta delle Gallie. La voce soffia sulla brace, accendendo occhi a dozzine. Qualcosa trema, s’incrina in fondo al cuore simile alla foglia prima di staccarsi dal ramo. Cadere non è ancora morire. Bisogna prima scendere in piccole spirali, volteggiare a mezz’aria.
La distanza che separa il ramo da terra è la vita stessa, tutta la vita. La forza di gravità spinge in basso, ma tutto dipende a che altezza siamo. Più su e più lenta la discesa e vasto il paesaggio.
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