L’orto è una meridiana d’ore e promesse:
la calca il piede ed è tempo che sboccia in un ordinato possesso.
Il prato, lasciato alle rose e ai fichi, non dura
Così come l’affetto sbadato d’ogni musa.
Ma prima, prima, qui regnava sovrano un grande pero
Con la sua maestà di frutti e d’ombra.
Il suo scopo recondito era di celare,
con profonde radici e larghe foglie,
il paese alla vista.
Il paese che tutto spariva dietro il severo profilo.
Ma quello era ancora un tempo profetico.
Il prato, lasciato alle rose e ai fichi, non dura
Così come l’affetto sbadato d’ogni musa.
Ma prima, prima, qui regnava sovrano un grande pero
Con la sua maestà di frutti e d’ombra.
Il suo scopo recondito era di celare,
con profonde radici e larghe foglie,
il paese alla vista.
Il paese che tutto spariva dietro il severo profilo.
Ma quello era ancora un tempo profetico.
prato della Giacomina
*+*+*
il raggio verde
sopra il mare o dentro un valico
sopra il mare o dentro un valico
rinasce il mondo da un raggio
da una linea infinita di verde
labbra che all’orizzonte
s’aprano quel tanto
perché sfugga la notte
densa tenebra raccolta
dietro l’azzurro
di nuovo dovremmo pensare al bordo
a ciò che uscì
per prendere piede
equilibrio di forme
e un giorno
(breve d’attimi)
*+*+*
Pista
la menta nel tè
è un piccolo bosco
inondato
un’oasi
travolta
dall’oued
per quanto tempo
i tamburi
hanno suonato?
un giorno e una notte
hanno rullato
senza interruzione
nelle orecchie
d’uomini e cavalli
come se sotto le stelle
si fosse alzato
il vento
al mattino
nella piana gialla
un urlo
li ha inghiottiti
scelti
dalla morte
uno ad uno
la menta nel tè
è un piccolo bosco
inondato
un’oasi
travolta
dall’oued
per quanto tempo
i tamburi
hanno suonato?
un giorno e una notte
hanno rullato
senza interruzione
nelle orecchie
d’uomini e cavalli
come se sotto le stelle
si fosse alzato
il vento
al mattino
nella piana gialla
un urlo
li ha inghiottiti
scelti
dalla morte
uno ad uno
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